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Comuni e regioni in campo per il welfare

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29 SETTEMBRE 2009

Cresce lo sforzo delle regioni e dei comuni per arginare gli effetti della crisi sulle fasce più deboli della popolazione. Le iniziative vanno dagli aiuti per pagare bollette ai bonus bebè, dalle agevolazioni per asili nido a quelle a favore degli anziani indigenti o degli immigrati.
Il Piemonte - per contrastare il taglio, comune anche alle altre regioni, dei finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche sociali - ha innalzato le risorse specifiche destinate a misure di welfare dai 54 milioni del 2004 agli 81 di quest'anno. Ma da questa somma sono esclusi gli interventi a sostegno di occupazione e cassa integrazione che da soli ammontano ad almeno il doppio. E poi ci sono anche progetti in collaborazione con privati e fondazioni, come nel caso della collaborazione con la Compagnia di San Paolo per la creazione di nuovi posti nido. Tra le misure della valle d'Aosta spicca la sospensione delle rate per i mutui prima casa e l'innalzamenmto della soglia Isee per accedere alle agevolazioni . La Liguria ha invece puntato su assistenza anziani e politiche per le famiglie numerose. Iniziativa originale quella del Comune di Genova_ prestiti di 5mila euro a tasso zero da restituire in 3 anni.
In Veneto sono stati appena sbloccati 205 milioni di risorse già previste e destinate a famiglie e imprese in difficoltà. Così salgono a quota 882,2 i milioni stanziati quest'anno per il welfare da Palazzo Ferro Fini. In Friuli-Venezia Giulia ammonta invece a 244,3 milioni il capitolo sociale del bilancio della Regione. Tra le iniziative spicca il fondo di contrasto alla povertà, che nel 2009 è salito a 6,5 milioni (erano 4 nel 2008). Costa circa mezzo miliardo il welfare in Trentino-Alto Adige, tra stanziamenti di Province autonome e Regione.
In Lombardia verrà confermato anche nel 2010 il «buono famiglia», il voucher con cui quest'anno sono state aiutate 15.333 famiglie. Il territorio, secondo le prime stime, vedrà l'anno chiudersi con un incremento di 40mila poveri che andrebbero ad aggiungersi a 350mila rilevati, a fine 2008, dall'Osservatorio regionale sull'Esclusione sociale. Fabbisogno di servizi sociali in crescita anche al Centro Nord. Secondo i dati della fondazione Ifel dell'Anci, le amministrazioni emiliano-romagnole sono quelle, nell'area, che destinano la maggior quota delle risorse disponibili al welfare: il 20% della spesa totale. In cifre, 164 euro a persona. E mentre Toscana e Marche si allineano con la media nazionale (il 14% della spesa, con valori pro capite rispettivamente di 121 e 102 euro), è l'Umbria il fanalino di coda, con 96 euro spesi per abitante.
Dai 75 milioni in due anni stanziati dalla regione per il reddito minimo garantito fino alle borse lavoro di 770 euro stabilite dal comune di Rieti per chi ha perso il posto: anche nel Lazio la Regione (411 milioni per il biennio 2009/2010) e gli altri enti pubblici hanno adottato misure a sostegno delle persone e delle famiglie in difficoltà. Amministratori e sindacati, tuttavia, temono che con l'acuirsi della recessione, tra fine anno e inizio 2010 le risorse possano rivelarsi insufficienti.
A Sud crolla la spesa delle regioni ma cresce quella dei comuni capoluogo, anche se qui resta sensibilmente ben al di sotto degli standard delle aree di eccellenza. Secondo l'Osservatorio Issirfa del Cnr nel 2007 (ultimo dato disponibile) i governi delle regioni meridionali hanno speso per l'assistenza sociale 1,4 miliardi, il 2,5% della loro spesa generale. Il calo, rispetto alla performance del 2003, è del 13,3% mentre nello stesso periodo l'intero Paese ha visto crescere la spesa per l'assistenza sociale del 42,2 per cento.

LOMBARDIA
Segnali di ripresa per la pubblicità

Il mercato pubblicitario lombardo inizia a cogliere segnali di ripresa. Archiviati i primi sette mesi dell'anno con valori in calo rispetto al 2008, nelle ultime settimane sono comparse indicazioni di una possibile inversione di tendenza. «Vedo una progettualità nuova – afferma Donatella Consolandi, titolare di Agorà, agenzia di pubblicità e marketing – che mi fa pensare di essere fuori dal tunnel e che nei primi mesi del 2010 possa realizzarsi l'inversione della tendenza negativa». Guarda al 2010 anche il comparto delle affissioni su impalcature, mercato recente che in questa fase risente anche della scarsa disponibilità di cantieri in zone centrali della città, considerate più appetibili. La crisi, comunque, ha cambiato l'approccio delle aziende, sia piccole che grandi, con il mondo dell'advertising. Secondo Maurizio di Robilant per le Pmi questo è il momento di puntare sulla creazione di brand di filiera, strumento utile per cogliere le opportunità offerte dalle aggregazioni.

ROMA
Derivati più leggeri grazie alla crisi

Tassi d'interesse ai minimi storici e un'inflazione bassissima. La crisi è stata un toccasana per quegli enti locali e territoriali che nel Lazio hanno gestito il debito con strumenti derivati ancorati ai tassi interbancari oppure indicizzati all'andamento dei prezzi. Ne sa qualcosa la Regione Lazio: dagli swap che hanno trasformato il debito a tasso fisso in variabile e in virtù dei derivati collegati all'inflazione, i conti regionali evidenziano risparmi stimati in 111,4 milioni per il triennio 2009-2011. Per altri enti locali invece, i contratti su derivati rischiano di trasformarsi in un vero e proprio boomerang. La Corte dei conti si è già mossa su questo fronte formulando nel caso di alcuni Comuni laziali contestazioni di danno erariale. Mentre da giugno l'azione di quegli amministratori è al vaglio della Procura di Roma che, per ora, ha aperto un "modello 45", vale a dire un fascicolo senza ipotesi di reato e senza indagati.

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29 SETTEMBRE 2009
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